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EPISTOLARUM QUAE SUPERSUNT



molto piu larghe ricchezze, titoli piú chiari e fama piú lunga. Oh! quanto, al giudicio mio, è ingannato! Non sempre, non in ogni luogo si truovano pazzi, ed appresso i quali sia gran copia di ladroni e povertá di consiglianti. Ma veniamo dove è il desiderio. Che nel sangue, che nella schiatta di Troia vede costui di nobiltá piú che nel suo o in altro quale piú gli piace? Non abbiamo noi i corpi da un medesimo padre? non fabbricati da un medesimo artificio di natura? non composti di quelli medesimi elementi con i re e con i lavoratori, e con quella medesima legge, e passibili e mortali? non del grembo della divina larghezza abbiamo tutti l’anime di libero arbitrio, di ragione e d’etternitá dotate e superinfuse ne’ corpi? Perché adunque un’altra schiatta che la sua desidera? che piú in questa schiatta che nell’altre conosce costui? Vede costoro nobili e coloro non nobili essere chiamati, ed i nobili essere avuti da maggiore pregio; desidera avere ottenuto quello che non gli pare che conceduto gli sia, e come sciocco desidera dalle cose di fuori quello che intro sé vuole. Crede ognuno che ha sana mente, ed io, da perfetto creatore l’anime di tutti essere create perfette e non avere differenzia intra sé quando ne’ corpi s’infondono; nondimeno, pel congiugnimento de’ corpi pigliano diversitá, l’etternitá servata. Ma de’ corpi, benché da un medesimo martello e da un medesimo ordine sieno fabbricati, perché da potenzia e da’ moti del cielo e delle stelle paiono compiuti, non è una medesima uniformitá, però che il continuo movimento del cielo e la varietá del concipere e del nascere li fanno diversificare d’attitudine, d’effigie e di stature; e sí come per organi piú larghi o piú stretti, piú lunghi o piú brevi, e meno o piú dirittamente o dalla natura o dagli artefici lavorati, lo spirito che n’esce, in voci piú acute e piú gravi, piú dolci e piú aspre, o vero roche e soavi si converte, cosí dalla varietá de’ corpi prodotti vari appetiti veggiamo ed operazioni, benché l’animo virile ad ogni cosa, benché malagevolmente, può resistere. Adunque da queste attitudini de’ corpi prodotti, obbediendo l’anima alla simplicitá della prima natura, e da quella, si addiviene, che colui che è nato atto a cose di guerra ed in quelle avviluppato, favoreggiandolo la fortuna, sopra il codardo e servente alle cose della villa agevolmente abbia ottenuto lo ’mperio, e sé abbia detto nobile, e colui servo. E cosí, per lasciare l’altre cose, è fatta la differenzia intra i nobili ed i plebei. Ma poi che quelle cose che sono seguitate da queste, per la potenzia de’ maggiori, meno dirittamente sono servate, avviene