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sinopsi del diritto universale


loro divinitá; e i romani tutti gli uccelli grandi dissero «aquilas», quasi «aquilegas» (donde pruova avere avvuto il nome le prime leggi), e le stimarono i numi dell’imperio romano.

Quivi postati e fermi — onde forse fûr detti «heri», «signori», e forse indi fu detto «haereditas» ab «haerendo», che corrispondono al Teseo dei greci, detto a θέσει, «posizione» — ed usando con certe donne, e sole, sotto certa custodia, divennero certi padri; e s’inoltrò il certo con l’auttoritá economica, con la quale fondarono l’imperio paterno, onde i padri sono sommi nelle famiglie.

E pruova ch’ebbero ne’ figliuoli di famiglia il ius vitae et necis, gli tenevano per cosa sua — onde provenne la suitá — e per loro istrumenti animati negli acquisti; e tra le genti maggiori la patria potestá essere stata appunto quella ch’i romani poi dissero propia loro. E questi figliuoli furono i veri patrizi maiorum gentium, che «nomine possent ciere patrem», a’ quali rispondono gli εύπαθρίδαι degli antichissimi atteniesi.

Per tutto ciò credettero essi soli avere il connubio, che «est ius nubendi», perché essi soli eran certi non commettere nefario concubito; e gli auspici esser loro propi, perché presi nelle terre, che, di communi, fecero propie con occuparle e con lo starci lunghissimo tempo postati: onde poi l’usucapione restò appo tutte le nazioni modo d’acquistare il dominio de’ regni.

Quindi, riconoscendo i congionti, entrò fra essi la prima umanitá di umare o sepellire i lor morti, e, si, cominciò il ius umano. Onde tutte le nazioni tennero fermo sollennizzare cotanto le nozze e i mortori, perché queste due cose furono le prime basi delle republiche. Perché, facendo sacrifici a’ padri, che «parentalia» restaron detti, e distinguendo i tumuli co’ segni ch’or si tralascia di dire, e sepellendogli secondo l’ordine della mortalitá, vennero in notizia delle stirpi e de’ loro diramamenti, che sono le gentilitá e le agnazioni, che i poeti spiegarono co’ patronimici, che ritennero gli spartani nei loro Eraclidi, i romani piú felicemente distinsero co’ nomi