Do. Ratio ista, quamvis talis elementorum dispositionis existimanda non sit potissima, attamen nonnullam in se habet veritatis speciem, cui animus libenter adsentitur: ita ut, tum quia per se clarissimum est quod petis, tum quia de eodem ea quae nuper dixisti causam quodammodo reddunt, graviora sub levioribus a natura constituta esse, aequo animo concedam. Quare, si libet, ad ea quae dicenda restant, te conferas.
Al. Nunc autem animadvertendum est, gravia vel levia non dici nisi in comparatione.[1]
Do. Siste, quaeso; gradatim nobis est incedendum. Dicis enim tu, non dari grave vel leve absolute, sed tantum gravius et levius in comparatione: hoc primum a me non concedetur, quia praesertim est in contrarium opinio Aristotelis in toto 4 Caeli, ubi terram simpliciter gravem, ignem vero simpliciter levem, contra antiquorum sententiam, ostendit. Quare, nisi prius auferas quae ab Aristotele ponuntur, tuam nunquam opinionem amplectar.
Al. Nimis longus noster erit sermo, si in omnibus, quae contra Aristotelis sententiam a me proponentur, rationibus confutandus erit Aristoteles.
Do. Nimis brevis erit noster sermo, si casu fundamenta struere velis, opiniones tuas sine ratione in medium afferens: nam te amplius
2. attamen non nihil nullam – 6. restat – 11. non dici dari –
- ↑ Dopo le parole «nisi in comparatone» il codice, a c. 10 r, continua con le parole «Ista autem comparatio etc.» (pag. 378, lin. 3). Fra «comparatione» ed «ista» è però inserito un segno di richiamo, in forma di )(, e questo medesimo segno è ripetuto, perchè sia più manifesto, sul margine superiore della carta: inoltre, sul margine sinistro comparasi legge la seguente nota, di mano dell'Autore: «Aristoteles est in contrarium 4 Caeli; quare hic congrue opinio Aristotelis confutabitur. Confutatur autem in b». Quest'avvertenza rimanda ad alcune pagine che, nell'assetto attuale dei manoscritti Galileiani, fanno parte del tomo I della par. III, e in capo a ciascuna delle quali, come si accennò nell'Avvertimento, è scritto, non di mano di Galileo, un piccolo glossario latino, per ordine alfabetico, mentre Galileo si servi delle parti rimaste bianche per istendervi alcuni appunti o pensieri, concernenti il moto, che noi pubblichiamo in questo stesso volume. Ora sulla carta che comprende la lettera B del glossarietto, dopo il primo di questi pensieri, comincia, e continua sulle seguenti (car. 102r.-104v.), il tratto «Do. Siste, quaeso» fino alle parole «Al. Dico ita gravia et levia non dici nisi in comparatione» (pag. 378, lin. 3); e in principio e in fine di questo tratto è ripetuto il segno )(. Avuto riguardo alla volontà così manifesta dell'Autore, noi abbiamo perciò inserito tale tratto a questo punto (dove, come il lettore avvertirà, attacca perfettamente non solo per l'argomento, ma anche per la forma); sebbene, com'è evidente, esso rappresenti una giunta alquanto posteriore, e faccia parte di quella serie di appunti o pensieri a' quali accennammo, anzi possa considerarsi come uno svolgimento del primo di essi.