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Pagina:Le opere di Galileo Galilei III.djvu/395

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394 tu... finias [p]erip.ca ij. a DE PHAENOMENIS quaestionis resol..... deorsum etc. de- nu..... lata maiora invenies p....., t. .... Bonamico, car. 858 E, dimostra la retta esser brevissima Si sensus in sensibili comuni decipitur, et motus est commune sensi- bile, ergo Terra movetur, quandoquidem unicuique aspicientium stare videtur. Neque dicas nos non decipi, eo quod in hac sensatione utro- que sensu, nempe visu et tactu, utimur; nam contactus noster inutilis est omnino, cum et nos eodem cum Terra motu moveamur. Se il senso s'inganna nei sensibili comuni, adunque quando si vede volare un uccello o correr un cavallo, questo è falso. Bisogna dunque dire che il senso s'inganna ne i minimi sensibili, ma così non meno s'inganna ne i sensibili comuni che ne i propri. Bisogna poi vedere, se i sensibili, che voi dite che ingannano gli astronomi, son minimi o massimi, etc. Correre alla testa del Saracino. Nota se l'Autor dicessi, che i pittori possino far apparir carni e colori secondo le diverse positure dell'occhio del riguardante; il che è falso e non arebbe luogo nella , sopra la quale l'occhio nostro non muta mai aspetto, ma sempre la riguarda sotto i medesimi 20 angoli. Vide pag. 47, II. S, pag. 32). Sensus decipi circa obiecta communia affirmatur. Sed si sensus decipitur, cur ergo dicis, Caelum esse ingenerabile etc., eo quod non apparent generationes? Authoritatem Aristotelis cum authoritate naturae in lance reponere volo, nec contra ipsum nisi naturam ipsam producere volo. Il senso nei sensibili comuni s'inganna, perchè guardando l'indice dell' orivolo gli par che ei non si muova etc. Adunque, dico io, si do- (1) Il luogo qui indicato corrisponde a pag. 380, lin. 18-21, di questo volume. Corrisponde a pag. 324, lin. 6-8, di questo volume.