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Poematia et Epigrammata/LIX

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 LVIII LX 

LIX. - VILLA

1.
Arboribus superent aedes, domus aedibus oro,
    et desiderio res animaeque deus.
2. aliter
A nulla tandem non malis surgere cena.
775 Heic, hospes, vivas, hinc abiture libens.
3. aliter
Lapsuras frondes, lapides mirare caducos.
    Disce cito voltum, si cupis, hospes, eri.
4. aliter
Heic inter nemorum frondes et sidera caeli
    umbram luce vide, suspice nocte diem.
5. aliter
780 Hospes, te luci frondis tegat umbra caducae:
    aeternis astris nox vehat apta domum.
d. IX Kal. Quintilis.


LIX. - LA VILLA
1
La casa duri piú degli alberi, la famiglia piú della casa; e la sostanza sia oltre il bisogno, e Dio oltre la vita.

2
Nessuna cena è da cui tu in fine non preferisca alzarti. Qui gòditi più volentieri la via, ospite, sebbene volentieri tu sia per andartene.

3
Guarda, ospite, con meraviglia, queste foglie che pur cadranno, queste pietre che rovineranno. Affrettati, se ne hai voglia, a fare la conoscenza della figura del padrone.

4
Qui tra le foglie del bosco e le stelle del cielo vedi nel giorno chiaro l’ombra, guarda su nella notte oscura la luce.

5
Di giorno, ospite, ti protegga l’ombra delle foglie, che cadranno; ti conduca a casa tua la notte a cui sono fisse le stelle eterne.

23 giugno (1901) Trad. Giovanni Pascoli