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Turris Babel Lib. II.

Cap. X.Sect. III.dalle rouine (che può esser facilmente) apparisce hora alquanto più lunga de Tramontana à Mezo giorno, che da Levante a Ponente. Circuitus Turris.Il circuito attorno, misurato alla grossa, è mille e cento trenta quattro passi. Misura, sito, e forma di fabrica, che confronta per à punto con la piramide, che chiama Strabone Sepoltura di Belo, e che deve esser quella, che nelle sacre lettere è detta la Torre di Nembrotto, nella città di Babilonia, ò Babel, come in fin hoggi questo luogo si chiama.
  E cosa da notare, che dal detto monte di rouine in poi, non si vede in quel luogo nè pur segno di altra cosa, che mostri esservi stata una città cosi grande, vedendosi solo in alcuni luoghi certi fondamenti in terra di mura rouinate, cinquanta ò sessanta passi dal monte lontani. Del resto il terreno attorno è tutto pianissimo, e pare impossibile, esservi stato corpo di fabrica notabile, non vedendosene in luogo alcuno reliquie sopra terra, fuor che il massicio è grande, è pur sapiamo quanto le fabriche di Babilonia fossero riguardevoli. Mà in somma, il tempo lungo fà, e guasta gran cose, bisogna anche considerare, che son circa à quattro milla anni, ò poco meno, che quella città fu fabricata, che in tanto à me maraviglio, come si veda, quel che si vede, tanto più che Diodoro Sicolo, il quale è pur antico, dice che al suo tempo era già ridotta à pochissimo. Altitudo Turris.L’altezza sopra terra del monte, che dissi delle rouine, è dove più, è dove manco, ma sotto sopra sarà più di ogni alto palazzo di Napoli. La figura è difforme, come sogliono haver tutte le fabrice rouinate: dove si alza, dove si abbassa, dove scoscesa, dove piana, che si può salire, dove hà segni di torrenti per l’acqua delle pioggie che corre abbasso, e dentro ancora, di sopra dove concava, dove rilevata, in somma à guisa di un confuso monte.
  Non si vede segno alcuno di scala per salire, ne di porta per entrare, onde si conferma, che le scale erano attorno di fuori, e come parti più deboli furon le prime ad esser rouinate, in modo che non ne apparisce più nè vestigio, nè segno. Dentro andando per di sopra, si trovano alcune grotte, ma tanto rouinate, che non si discerne, che cosa fossero, e di alcune stò anche in dubbio, se siano cose fatte con la fabrica, overo da poi da genti di campagna per ricovrarsivi, il che mi pare più verisimile.
  Materia Turris.La materia di che è composta tutta la fabrica, è la più curiosa cosa, che vi sia, e da me fu con diligenza osservata, rompendola con picconi in diversi luoghi. Son tutti mattoni molto grandi, e grossi di terra cruda, seccati, come io credo al sole, à guisa della Tappie di Spagna, e son murati non con buona calce, mà pur con terraccia, e per più fortezza, trà mattone, e mattone, mescolate con quella terra, che serve di calce, vi sono come a solaio certe cannuccie palustri spezzate, overo paglie dure da fare stuoie. A luogo à luogo poi, vi sono mescolati in diverse parti, massimamente dove più importa per sostegno, molti mattoni della medesima grandezza, mà cotti, e sodi, e murati con buona calce, ò con bitume, però li crudi sono senza dubio assai più. Di tutti questi mattoni, cotti, e crudi, co’l bitume attaccato, e di quelle cannuccie, che hanno in mezzo, io hebbi gusto di pigliarne meco per mostrarli in Italia à gli antiquarii curiosi, che certo mi par che sia una bella antichità, facendosi mentione dell’uso in questo paese di fabricar con bitume in vece di calce, non solo da Giustino abbreviator di Trogo nelle fabriche di Semiramide, ma dalla sacra scrittura medesima nella fabrica à punto di questa stesa Torre e città l’edificio della quale la scrittura sacra à Nembrotto, et i profani à Belo attribuiscono: onde non male il Bellarmino nella sua Chronologia stampata gli anni à dietro, che io vidi la prima volta in mano di un Padre Giesuita in Constantinopoli, crede che Belo e Nembrotto sian tutto uno, e Strabone con Herodoto , egli altri Ethnici, chiamò, come dissi di sopra, Sepoltura di Belo questa stessa piramide, che dagli scrittori sacri vien detta Torre di Babilonia, ò di Nembrotto: Hebbi gusto ancora di

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