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Pagina:Vico, Giambattista – Il diritto universale, Vol. III, 1936 – BEIC 1961890.djvu/217

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v. gli esemplari postillati e le «notae»


solo è giá una lode, uomo per memoria, per ingegno, per giudizio singolare», ecc. ecc.: con che, anche a prescindere dalle continue improprietá[1], si fa commettere al Vico il solecismo di porre all’accusativo quel «virum memoria, ingenio, iudicio singularem», che parve al traduttore, e non è, caso d’apposizione al nominativo «Caietanus Argentius». Laddove, punteggiando come ho interpunto io[2] — e cioè spezzando in due l’interminabile periodo e quindi ponendo tra «iurisconsultum oportebat» e «quo nullum» un punto fermo, che accentua la separazione fra il giudizio dell’Argento sulla prolusione vichiana e l’interpretazione, affatto soggettiva, che di quel giudizio dá il Vico; chiudendo fra tratti l’inciso, lungo ben cinque righe, che comincia da «quem appellare» e termina a «facile principem»; e sopra tutto espungendo l’inopportuna virgola tra «quem appellare laudasse sat est» e «virum memoria, ingenio, iudicio singularem» — si rende, voglio lusingarmi, piú chiaro il pensiero vichiano e, al tempo medesimo, si restituisce al Vico la fama, toltagli dalla traduzione dell’Amante, di provetto conoscitore della grammatica latina. Giacché, com’è ovvio, nella frase «quem appellare laudasse sat est virum memoria, ingenio, iudicio singularem», l’accusativo «virum» è correlativo all’accusativo «quem», e la frase stessa va tradotta: «nominare il quale è sufficiente per [oppure: «equivale a»] lodarlo [come] uomo singolare per memoria, ingegno e senso critico» o «mente speculativa» o «riflessione» o «logicitá» (ché a codeste cose appunto, e non genericamente a «giudizio», corrisponde, nella terminologia vichiana, il latino «iudicium»).

A differenza altresí dei precedenti editori, che si contentarono di riprodurli materialmente, ho consacrato particolari cure ai molti rimandi e citazioni dati dal Vico tanto nei loci a piè di pagina

  1. «Dopo ch’ebbi posto fine al mio parlare» è troppo lungo e troppo generico, né dá alcun rilievo a «disserui»: piú esatto, forse: «terminata la mia dissertazione» o, anche meglio, «la mia prolusione»; — «amplissimus vir, Caietanus Argentius», appunto perché i due nominativi sono separati da una virgola, andava tradotto: «un uomo eminente, Gaetano Argento», anzi (poiché il Vico scrive, non «Argentus», ma «Argentius») «Argenti», forma piú rara del cognome, ma pur data da qualche documento contemporaneo; — «Neapolitani Consilii Praeses» corrisponde in italiano, non a «preside», ma a «presidente del [Sacro Real] Consiglio di Napoli»; — per evitare ambiguitá sarebbe stato meglio anticipare «singolare» e volgere: «uomo singolare per memoria, ingegno e senso critico», ecc. ecc.
  2. Presente edizione, p. 25.