del De uno e del De constantia quanto nel testo stesso delle Notae.
Giacché non ho avuto alcuno scrupolo ad ammodernarne la forma (specie nei riguardi delle compilazioni giustinianee), rendendoli, per questo fatto stesso, piú chiari e precisi: nel che mi si potrá accusare tanto meno d’arbitrio, in quanto mi sono avvalso sempre di parentesi quadre le parecchie volte (purtroppo non sempre, giacché certi passi, o per colpa del Vico o per insufficienza mia, mi sono riusciti introvabili) che ho creduto necessario colmare le lacune o rettificare le inesattezze di cui formicolano quelle citazioni.
Che anzi, per rendere men fastidioso ripescare i capoversi o paragrafi dei singoli capitoli del De uno o del De constantia, dei quali, nei loci, il Vico trascrive le prime parole, ho, nel testo, numerato progressivamente, tra parentesi quadre, i capoversi stessi, per poter poi aggiungere nei loci, parimente fra parentesi quadre, i numeri correlativi. Di piú ho inserito tra gli stessi loci, ma avvertendo sempre che si tratta di postille marginali, i rimandi manoscritti alle singole Notae esibiti dall’esemplare della Nazionale di Napoli, continuandoli per mio conto, e quindi aggiungendo l’abbreviazione «[Ed.]», dal punto del De constantia in cui furono intermessi. E infine, poiché gli Scrittori d’Italia non consentono note illustrative o commenti, soltanto in qualche rarissimo caso, ossia quando fosse proprio indispensabile per non fare imboccare al lettore una falsa strada, ho aggiunto alle citazioni propriamente dette talune stringatissime noterelle (una ventina in tutto) per rettificare le piú gravi fra le non poche sviste erudite dell’autore.
Circa la disposizione estrinseca del testo (che, per altro, è cosa estrinseca soltanto sino a un certo punto), ossia anzitutto nei riguardi dei titoli e sottotitoli a stampa di cui, nell’edizione originale, sono gremiti i margini non solo del De uno e del De constantia, ma altresí delle Notae, il Ferrari, con riproduzione materiale, ma per lo meno fedele, li aveva aggiunti anche lui in margine, stampando, press’a poco come il Vico, in corsivo il titolo complessivo dei singoli capitoli del De uno o di taluna tra le singole Notae, e in «tondo» i sottotitoli dei capoversi o paragrafi. I successivi editori, per contrario, dai margini li trasferirono a principio di ciascun capitolo o nota, stampandoli tutti di séguito e tutti in corsivo: con che, da un lato, annullarono la distinzione fra titolo principale e sottotitoli voluta dal Vico, e, dall’altro, convertirono quelle serie (a volta lunghissime) di titoli e sottotitoli in altrettanti sommari, quali non erano al certo nelle intenzioni dell’au-