Poematia et Epigrammata/XI

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XI. - AD SODALES MELITENSES

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XI. - AD SODALES MELITENSES

Priscamne fragrans fert Melite rosam?
Donate nobis. Nunc Melitensibus
465 demum coronandus rosetis
          Hesperiae Genius renatae. Ver esse coepit: iam Genius, diu
Romae ruinis obrutus, exsilit
     ut germen e glebis et ardens
470 e nivea solet ignis Aetna, ut rursus auram carpsit et adstitit
Tellure coram matre Proserpina
     pinisque succensis ab Aetna
          rubra genas patuitque maior.
475 Vestram, sodales, ferte rosam! date
vestro colamus flore Proserpinam,
     quam nos resurgentem quotannis
          ITALIAM ITALIAM vocamus! Hanc hanc recentem de veteri rosam
480 radice demum nectere nunc iuvat!
     Hanc hanc reponamus parentis
          Italiae capiti coronam!
XI. - AI COMPAGNI DI MALTA
Produce tuttora l’odorata Mèlite quelle rose di un tempo? Datele a noi. Or sí, finalmente, s’ha da coronare col fiore de’ rosai melitensi il genio dell’Esperia risorta!

È già primavera: già quel Genio, per sí lungo tempo sepolto sotto le rovine di Roma, balza su, come suole il germe dal seno delle zolle e il fuoco ardente dal fondo dell’Etna nevosa,

come di nuovo sentí l’aria del cielo e stette avanti la Terra Madre, Proserpina, e sotto il fiammeggiare dei pini, accesi al fuoco dell’Etna, apparve rosseggiante in viso, e sembrò piú grande di prima.

Portate, o compagni, le vostre rose! date che coi fiori del vostro paese noi onoriamo questa nuova Proserpina che, risorgendo ella ogni anno, noi chiamiamo ITALIA! ITALIA!

Queste rose, nuove e fresche da antico ceppo, or sí, finalmente, conviene intrecciare! Sul capo della genitrice Italia riponiamo questa corona!

Trad. Giovanni Pascoli