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cuius oculus ratio, cui aeterni veri lumen praebet Deus. Disgraziatamente, anche di quella prolusione, non messa a stampa, è andato smarrito il manoscritto: onde tutto ciò che se ne può dire — ponendo a profitto un piccolo brano testuale riferito dall’Autobiografia[1] e un breve riassunto rifuso nel proloquium al De uno[2] — è che essa constava di tre parti; che nella prima e nella seconda si dimostrava, da un lato, che i principi delle scienze derivano da Dio e, dall’altro, che il nosse, velle, posse le permea tutte, le congiunge tutte e le riconduce tutte a Dio; e che nella terza parte — stabilitasi la norma ermeneutica che quanto s’era scritto fin allora sui fondamenti dell’«erudizione divina e umana» (filosofia e storia) era vero se congruente ai principi anzidetti, falso nel caso opposto — si discorreva dell’origine, della circolaritá e della «costanza» (ossia, al tempo medesimo, della perpetuitá e rigoroso carattere scientifico) non solo della filosofia ma altresì della storia, non senza un tentativo di dimostrare che tutte due derivano da Dio, tutte due ritornano a Dio, tutte due constano in Dio.

L’argomento, specie per quanto concerne questa terza parte (la piú diffusa e originale), sembrò alla grande maggioranza degli ascoltatori «piú magnifico che efficace»; né mancò chi, tacciando il Vico d’immodestia, osservasse che «non di tanto si era compromesso Pico della Mirandola, quando propose di sostenere conclusiones de omni scibili, perché ne lasciò la grande e maggior parte alla filologia (= storiografia), la quale, intorno a innumerabili cose delle religioni, lingue, leggi, costumi, domini, commerzi, imperi, governi, ordini ed altre, è, ne’ suoi incominciamenti, mozza, oscura, irragionevole, incredibile e disperata affatto di potersi ridurre a principi di scienza»[3]. Di diverso avviso fu per altro il piú cospicuo di quegli ascoltatori, ossia il famoso presidente del Sacro Real Consiglio Gaetano Argento [4], il quale, legato al Vico da amicizia cominciata almeno dal 1714[5] e datosi

  1. Ediz. cit., p. 40.
  2. Presente edizione, p. 25 sgg.
  3. Autobiografia, ed. cit., pp. 40-1.
  4. Ampie notizie biobibliografiche in V. G. Galati, Gli scrittori delle Calabrie, I (Firenze, Vallecchi, 1928), 212-25.
  5. Vedere il carme vichiano «Argenti, columen Sacri Senatus», inserito nei Vari componimenti per le nozze di Gaetano Argento con Gostanza Merella (Napoli, Mosca, 1714) e ristampato nelle varie raccolte dei versi del Vico; e cfr. F. Nicolini, G. B. Vico epigrafista (Napoli, Ricciardi, 1930), pp. 36-7 e 70.