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iii. il «de uno»


riferisse, non alla redazione definitiva del De uno, bensí all’abbozzo o schema che lo precedé[1]: nel qual caso l’inizio della stesura definitiva sarebbe da collocare dopo il 29 febbraio e quello della stampa forse dopo il 19 luglio[2]. Comunque, il volume fu pubblicato non troppo prima del 13 settembre, giorno in cui il padre Giacco, che fu tra i primi ad averlo, ne ricevè nel suo convento di Arienzo l’esemplare inviatogli in dono dall’amico autore[3].

Diversamente che in quasi tutti gli altri suoi scritti a stampa, antecedenti e susseguenti — nei quali (fedele, anche nell’estrinseco, alla sua massima che i veri studiosi non debbano dar fuori se non «piccoli libricciuoli, pieni di cose proprie»[4]) il Vico aveva adottato e adottò poi l’agile «dodicesimo» — il De uno (così come il De constantia e le Notae, pei quali, naturalmente, non era possibile mutare il formato) fu stampato in quarto. Bastarono, per tanto, a contenere la materia, 195 pagine numerate, piú 4 innumerate in principio, consacrate al frontespizio, all’epigrafe ciceroniana e ai pareri per la stampa. Non si sa quanti esemplari venissero tirati in carta comune (forse, al pari della Scienza nuova prima, mille): è sicuro, invece, che i fogli di stampa vennero rimessi sotto il torchio per dar fuori pochi altri esemplari in carta distinta e dai margini quanto mai ampi. Tra questi ultimi uno fu inviato nell’ottobre o novembre 1720, e pel tramite del fiorentino napoletanizzato Alessandro Rinuccini, ad Anton Maria Salvini[5], che ne riempì i margini di postille quasi tutte etimologiche e grammaticali[6], salvo poi a donarlo o legarlo alla Riccardiana di Fi-

  1. Ricordare che, analogamente, quello che il Vico diè quale parere del Torno sulla Scienza nuova prima si riferisce, in realtá, alla precedente, non pubblicata e oggi dispersa Scienza nuova in forma negativa (cfr., nella presente edizione delle Opere, vol. III, p. 330).
  2. Farebbe propendere per questa seconda ipotesi la circostanza che tra il parere del Torno (29 febbraio) e l’imprimatur della curia arcivescovile (17 agosto) intercederono ben cinque mesi e mezzo, e tra il parere del Galizia (19 luglio) e l’imprimatur del Collaterale (19 agosto) appena trentuno giorni.
  3. Giacco a Vico, 19 settembre 1720 (in Vico, Carteggio % p. 153): «Oggi appunto sono sei giorni da che mi venne fra mano il libro di Vostra Signoria», ecc.
  4. Opere, presente edizione, I, 215.
  5. Cfr. Vico, Carteggio, p. 156.
  6. Tre sole sono di diversa indole; e, tra esse, quella apposta a un passo sul dolum bonum dei venditori, che chiedono di piú per avere di meno, suona ironicamente: «Questa baronata di chiedere più del vero prezzo non si fa in Italia!».