roniana, e chiamare, pertanto, l’intero secondo libro dell’opera sua De divinarum humanarumque rerum constantia: titolo tanto bello quanto appropriato, come quello che — dal momento che le «res divinae» sono la filosofia e le «res humanae» la filologia o storia — avrebbe conglobato i sottotitoli delle due parti onde quel libro si compone[1]. Senonché prevalsero poi in lui altre considerazioni.
E, ricordando, da un lato, le accuse di immodestia rivoltegli a proposito della prolusione del 1719[2], e illudendosi, d’altro canto, di dare, mercé un titolo giuridico, fisionomia prevalentemente giuridica a un’opera che doveva servirgli da «titolo di concorso» per una cattedra di diritto[3], si risolse, sin da quando scriveva la Sinossi[4], pel titolo improprissimo e, malgrado le sue dilucidazioni[5], poco intelligibile, di De constantia iurisprudentis.
Bensí, appunto per prevenire il ritorno delle accuse suscitate cosí dalla prolusione come dalla Sinopsi e dal De uno, deliberò, quasi nell’atto che s’accinse al lavoro[6], di aggiungervi in calce, illustrandole con annotazioni ora dilucidative ora cortesemente polemiche, alcune Clarissimorum virorum censurae extra ordinem[7], le quali, a lavoro compiuto, si consolidarono in sette lettere, date nel maggior disordine cronologico: del cappellano maggiore e dotto romanista monsignor Diego Vincenzo de Vidania a esso Vico intorno all’escorso storico sui giureconsulti romani inserito sin dal 1708 nel De studiorum ratione[8] (Barcellona, 16 aprile 1709); dell’insegnante di diritto Giovanni Chiaiese all’amico del Vico Nicola Geremia sull’intero Diritto universale (Antignano, presso Napoli, 13 agosto 1721); del ricordato padre Giacco al Vico intorno al De uno (Arienzo, 19 settembre 1720)[9]; del verseggia-
- ↑ Presente edizione, p. 615.
- ↑ Si veda sopra p. 764.
- ↑ Mi si consenta di rimandare, per questo punto, a un mio articolo (Vico e la genesi della prima Scienza nuova) di prossima pubblicazione nella Nuova Antologia.
- ↑ Presente edizione, p. 3.
- ↑ Si veda sopra, p. 615.
- ↑ A qualcuna di quelle Censurae si rimanda giá nel De constantia.
- ↑ Perché «extra ordinem? — «Nam — spiega il Vico in una nota premessa a quelle Censurae — principio librorum I et II prostans censurae ex ordine (cioè i pareri ufficiali per la stampa) a doctissimis usquequaque utriusque iuris doctoribus Iulio Torno, Ecclesiae napolitano,e theologo eximio, et Nicolao Galitia, in regia Universitale neapolitana primario iuris pontifica antecessore».
- ↑ Presente edizione delle Opere, I, p. 100 sgg.
- ↑ Si veda sopra, p. 775.