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Pagina:Vico, Giambattista – Il diritto universale, Vol. III, 1936 – BEIC 1961890.djvu/204

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nota


soggiungeva che, «comunemente», il libro, e proprio a causa del tentativo «di ridurre tutte le scienze e nozioni dottrinali, nonché i commerci e le leggi, ad un solo principio», veniva «ripreso per oscuretto»[1]. E, d’altra parte, il Vico medesimo accenna implicitamente a un ripetersi delle accuse d’irreligione, allorché, il 27 ottobre di quell’anno, scriveva al Giacco[2] che i suoi malevoli, nel trovare tra le Censurae extra ordinem quella lettera giacchiana del 19 settembre 1720, ritenuta dai suoi benevoli «scudo» o malleveria dell’ortodossia del De uno[3], avevano sparso per la cittá che il Ciacco era restato malcontento della diffusione di quella sua epistuncula: quando, a dir vero, sembra che il Vico, prima di darla al pubblico, ne chiedesse facoltá al buon frate[4], il quale, a ogni modo, letterato oltre che sant’uomo e affetto pertanto anche lui da quella vanitá letteraria ch’è peccato comune a quanti sappiano o credano di saper porre il nero sul bianco, restò piú che soddisfatto di quella pubblicazione[5].

Salvo la giá mentovata recensione del Lederc[6], mancano altri documenti della fortuna o sfortuna del De constantia lungo tutto il resto del Settecento. Sicché, compiendo un gran salto d’un secolo, non è da aggiungere altro che a esso — pur tanto superiore al De uno e mostrante, anche nei punti che ha comune con quello, un notevole progresso di pensiero — toccò nell’Ottocento sorte meno propizia. Oltre i pochi estratti datine in francese dal Michelet[7], non venne tradotto integralmente se non una volta sola; e poiché quell’unica traduzione, compiuta in una lingua che vorrebbe essere italiana, ed è in realtá ostrogota, fu dovuta all’av-

  1. Cfr. Vico, Carteggio, p. 303.
  2. Ivi, pp. 173-4.
  3. Si veda sopra, p. 777.
  4. Vico, Carteggio, p. 174: «... io che, non per presonzione o congettura, ma perché conosceva il vostro petto veracissimo e la vostra anima generosa, come per espressa ordinazion vostra» ho pubblicato «la vostra prima onorevolissima lettera». Parole che, per il valore ambiguo di quel «come», si possono interpretare tanto nel significato che il Giacco avesse dato il permesso di pubblicazione, quanto nell’altro che il Vico avesse avuto fondate ragioni di ritenerlo «come» prestato.
  5. Vedere l’altra lettera del Giacco del 3 ottobre 1721 (Carteggio, pp. 172-3): «... vi rendo... grazie infinite dell’onore segnalatissimo che vi è piaciuto farmi del palesare al publico» ecc. ecc.
  6. Si veda sopra, p. 776.
  7. Si veda sopra, p. 779.